Athletic Bilbao, 1911-1921. Il popolo basco tutto attorno al
proprio club, il più antico della Spagna, fondato da inglesi che a fine
Ottocento avevano investito cospicue risorse nel porto locale. A Bilbao
San Mamès, cattedrale di un calcio da pionieri, tra qualche giorno
chiuderà i battenti. Costruiranno un altro stadio modernissimo proprio
lì a due passi dal vecchio e glorioso impianto. Lì dove spiccò il volo
verso la gloria Rafael Moreno Aranzadi: un centravanti alto solo 154
centimetri capace però di realizzare 170 reti in 200 partite. Fu
soprannominato Pichichi perchè a quei tempi in attacco giocavano solo
quelli alti e grossi. Energumeni capaci di spaccarsi in due pur di
sopportare le randellate di difensori arcigni e senza scrupoli
dell'epoca. Rafael non batteva ciglio: le prendeva e le dava, veloce e
robusto in una maniera prodigiosa. Dicono avesse il pallone inchiodato
al piede, il piccolo Rafael. Dopo ogni gara amava andare nei locali da
ballo della sua città a strizzare l'occhio a qualche bella ragazza. Se
lo portò via all'improvviso, fra la costernazione di tutto il popolo
basco che stravedeva per lui, il tifo a soli 29 anni nel 1921. Un anno
dopo un famoso pittore, Aurelio Arteta, lo immortalò assieme a una certa
Avelina, al sua ultima inconsolabile fidanzata. Ragazzi, che quadro
stupendo! Nel 1929 Pichichi divenne un premio che il giornale sportivo
Marca attribuirà da lì in poi in tutte le edizioni della Liga spagnola
al più prolifico marcatore di ogni campionato. Chissà se ora "O rey del
shoot" e Avelina sorseggeranno languidi una sagardoa alla salute del
nuovo Pichichi Leo Messi?
Da "Il Guazzabuglio", rubrica bisettimanale di http://www.toronews.net
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